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Basic Culture Simulator special release – edizione speciale in occasione dell’8 marzo

Alle donne piace Klimt

Klimt, Gustav: pittore austriaco, ma che dico, mitteleuropeo. Fu uno degli artefici della Secessione, (secessione da cosa? Non si sa). Nei suoi quadri i dettagli anatomici delle figure si confondono con i motivi ornamentali dei lenzuoli e della carta da parati, creando un gradevole effetto patchwork. Alle donne piace un sacco. Ma perché?

Una sera io e il mio amico Ivo, non mi ricordo cosa avessimo bevuto, ma ci eravamo immaginati di essere agenti di un corpo speciale in cui vestiti tutti di nero con gli occhiali scuri si andava a bussare alla porta delle signorine dai 22 ai 30 anni:
Toc toc.
“Ma chi è a quest’ora?”
“Siamo il Corpo Speciale per la tutela del gusto, veniamo a requisire i suoi poster di Klimt”.
“Ma… ma io non ho poster di Klimt!”
“Hai sentito? Dice che non ha poster di Klimt! E magari non ha nemmeno una cartolina di Schiele”.
“Beh, una sì, ma piccola…”
“Appunto. Tu, Ivo, parti dalla camera. Io darà un’occhiata al soggiorno…”
“Come sarebbe a dire? Lei non può fare questo!”
“In base alla nuova normativa (srotolo un codicillo scritto in caratteri incomprensibili) posso farlo, sì. Mi dispiace… (Alzo appena appena i miei occhiali scuri lasciando filtrare il ghiaccio dei miei occhi) nulla di personale”.
“Ma non capisco perché…”
Arriva Ivo dal corridoio, con un quadretto in mano: “Ho trovato lo Schiele, e qui c’è anche una Lempicka.
“Peerò! È la terza questa settimana”.

Io la Lempicka posso anche capirla, perché i suoi quadri sono molto colorati e assomigliano a cartelloni pubblicitari (del Campari). Ma Schiele e Klimt? Grandi artisti, indubbiamente. Ma perché sono gli artisti più presenti nelle camere da letto femminili? Perché in tutte le cartolerie rispettabili ci trovi almeno due o tre Klimt e nessun Tiziano? Non è una questione di armonia, perché non sono pittori armoniosi, anzi. Un motivo ci dev’essere. Quando avrò capito questo motivo, avrò capito le donne.

Forse ha a che fare con le tette. Le tette piacciono a tutti, uomini e donne, perché tutti siamo stati allattati, o comunque ne soffriamo una cocente nostalgia. Ma appena scesi dal grembo materno le nostre strade si biforcano. Per i maschietti la tetta diventa un traguardo lontano, un frutto glorioso da conquistare con anni di ricerche, appostamenti, lotte. Così la tetta diventa racconto, e come tutti i racconti perde gradatamente contatto con la realtà, tracima nel favoloso. I maschietti sognano tette enormi ma leggere, morbide ma sode, che sfidano le leggi della fisica e che non sono mai state viste sulla terra, prima dell’avvento della chirurgia plastica. I maschietti attaccano alle pareti calendari di donne mostruose, campionesse mondiali di circonferenza, fenomeni da guinness dei primati (ma anche un po’ da baraccone).

Con le donne il discorso cambia. Con le tette ci devono convivere, e non dev’essere una convivenza facile. Come si può continuare a trovare piacevole qualcosa che si ha continuamente sotto gli occhi?
Le donne riescono a farlo. Le donne non hanno passione per i record, e forse non amano nemmeno troppo i racconti, ma riescono a trovare la bellezza nel quotidiano: nella linea di un abito, o nel motivo della carta da parati. Così alle pareti ci attaccano Klimt, quello che dipinge donne nude come se fossero motivi ornamentali.

Ma questa è semiologia da cialtroni, centounismo d’accatto, e sessista per di più. Perché mai dovrei ostinarmi a capire le donne? Cosa significa capirle? Non sono che un uomo, che pensa per racconti, e ha davanti sempre un record da battere. Per me "capire" significa "dominare", non è vero?

“Che bella casa che hai!”
“Ti piace?”
“Sì, è molto… è molto… elegante, ecco”.
“Perché ti guardi intorno in quel modo?”
“In che modo?”
“È come se stessi cercando qualcosa”.
“N-no, è solo che…”
“È come se tu stessi cercando se ho dei poster di Klimt alle pareti”.
“Come hai fatto a capirlo?”
“Non ho poster di Klimt alle pareti. A me piace il Cinquecento italiano”.
“Davvero! Anche a me, moltissimo. Eppure a dirlo in giro sembra banale”.
“È sempre il solito problema. Dici Cinquecento e tutti pensano alla Gioconda…”.
“…o alla Cappella Sistina…”
“Mai nessuno che si fermi a guardare un Parmigianino”.
“Non dirmi che ti piace il Parmigianino!”
“Moltissimo”.
“E Pontormo?”
“Adoro Pontormo”.
“Sul serio… E magari hai un debole anche per il Correggio…”
“È chiaro, no? Ma perché fai quella faccia?”
“No, è che… di solito alle ragazze piace Klimt, ma tu… tu sei diversa”.
“Senti, vuoi venire di là?”
“Eh? Di là dove?”
“Dove secondo te? Siamo in un bilocale… Ti voglio mostrare una cosa”.
“Ma io… non so”.
“Dai, facciamo in un minuto”.
“Dici?”
“M’interessa il tuo parere”.
“Se insisti”.

Lei apre la porta di camera sua e accende la luce.
Urlo.
Sulla testiera del letto c’è un puzzle ravensburger 1000 con i due puttini di Raffaello.
Fuggo via strappandomi ciocche di capelli ed emettendo latrati sconnessi.
“Peccato”, dice lei. “Sembrava così sensibile...”
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Eros e thanatos uniti indissolubilmente come sempre, più di sempre, sotto un muro di chitarre melodiosamente sporche e disturbate, tra “Noise” e avanguardia. “La scelta ha a che fare con “Le lezioni americane”, di Italo Calvino, un libro che mi è stato regalato di recente e che sulla leggerezza dice cose folgoranti”.
(I Marlene Kuntz sull'Espresso...)

Il popolo lo vuole, il popolo si becchi il
Basic Culture Simulator 1.3
(mai più nozioni superflue)

La citazione qui sopra è un semplice esempio di come fare per non sembrare colti in due righe. Infatti:
– Non si dice mai, mai che un libro “ci è stato regalato di recente”! La vera persona colta ha già letto tutti i libri del mondo prima che qualcuno glieli regalasse.
– In effetti, la persona veramente colta non usa mai il verbo “leggere” riferito a un libro. I libri non si leggono mai! I libri si rileggono soltanto! (“Rileggevo giusto ieri le lezioni americane di Calvino, e sono rimasto ancora una volta folgorato…”)
– Infine, se proprio dobbiamo folgorarci con un libro, sarebbe opportuno evitare di farlo nelle prime pagine, perché così suggeriamo l’idea di non avere letto oltre. Uno dei motivi per cui in tanti citano la leggerezza di Calvino, è che si trova nelle prime dieci pagine delle Lezioni Americane. Per questo il mio consiglio è: cominciate a leggere un libro da pagina 100. Poi, alla prima folgorazione, potete pure fermarvi, ma darete un’impressione di maggior serietà.

E proseguiamo coi vostri dotti contributi:


da Vinci, Leonardo: questa ditela che fa effetto: “Ha attraversato tutte le arti con il talento del neofita”. Nella sua bottega ha inventato, scoperto, dipinto, scolpito, inchiappettato i suoi apprendisti. Ma soprattutto non dimenticatevi di dire che mangiava e defecava allo stesso tempo (non ditelo a tavola!)! (Uiallalla)

D’Annunzio, Gabriele: I maschietti lo ricordano per l’uso piuttosto scanzonato delle costole (una leggenda che passa di spogliatoio scolastico in spogliatoio scolastico); le femminucce gradiranno sapere che ha dato il nome alla Rinascente. Entrambi poi ricordano la Pioggia nel Pineto, una poesia che descrive con un profluvio di versi brevi la tipica situazione degli spot badedas: una tipa cammina in un bosco con una maglietta bagnata.
(Uno dei miei massimi successi come prof fu quando lessi la Pioggia nel Pineto in classe, per dimostrare come si leggono le poesie. All’ultimo “Ermione” partì un applauso spontaneo:
“Ma almeno avete capito di cosa parla?”
“Assolutamente no, prof!”)

Mann, Thomas: scrittore tedesco. Da non confondere con il fratello, comunista. Lui invece era omosessuale. Quando ti parlano di un libro noioso citare "La montagna incantata" : 1000 pagine in un sanatorio dove non succede assolutamente nulla. Tanto nessuno l'ha letto, hanno letto tutti "la morte a venezia" perché è corto.
(Massimo)

Mendel, Gregor: Abate boemo, naturalista. Evidentemente i frati non hanno molto da fare nei conventi, sicche' il buon Gregor si mise a studiare le piantine di piselli. In pratica, la prima teoria degli OGM. (Marcello Barisonzi)

Pascal, Blaise: personaggio confuso, religioso, filosofo, matematico...Ha inventato la calcolatrice da piccolo per aiutare il papà a fare i conti, ma la cosa più famosa è il linguaggio Pascal per il computer (per una spruzzata di conoscenza di computer: "ma ormai non lo usa più nessuno: meglio il C++!") (Apicella)

Rousseau, Gian Giacomo: ha scritto l'"Emilio" per spiegare all'umanità come si allevano i bambini e come si educano i giovani. Peccato che poi ha mandato i suoi 5 figli in orfanotrofio!
Gli anarchici, poi, vedono in Rousseau il punto di riferimento culturale. Ah, chiamava la sua morosa "Mamma". Era permalosissimo e si faceva fino a 10 clisteri al mese. (Bramiero Pinna)

Saba, Umberto : Saba è da citare solo con gli amici gay o triestini, dal momento che nessun altro lo conosce. E' una versione contemporanea di Leopardi ma essendo gay non fa battere il cuore alle prof.
(Luca)

Schroedinger, Erwin: Fisico austriaco, fondatore della meccanica quantistica.
Famoso il suo esperimento del "gatto di Schroedinger": se chiudamo un gatto in una scatola, non possiamo sapere se sia morto o vivo finche' la scatola non viene riaperta; quindi, finche' il gatto si trova dentro la scatola, lo possiamo definire come 50% vivo e 50% morto. Scrisse il suo piu' famoso lavoro sulla meccanica quantistica in uno chalet di montagna, spassandosela con l'amante. Ebbe tre figli ileggittimi da mogli di colleghi. (Marcello Barisonzi)

la fisica quantistica: "e, come diceva aisenberg [mi raccomando! mai aspirare la "a" iniziale!], se conosci la velocità di un oggetto non conosci la sua posizione - o era viceversa? bè, comunque, fai conto che sei in macchina: se sei dentro leggi il tachimetro e vedi a quanto vai, ma non puoi sapere in che punto della strada sei finché non ti fermi".(Delio)

Queneau, Raymond: enigmista francese, in un libro (Esercizi di stile) ha scritto la stessa piccola storia in cento stili diversi. Una bazzecola.
Zop è molto più bravo…
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Il pezzo del lunedì è il più atteso e il più difficile.
Per questo sono grato a tutti quelli che hanno voluto partecipare alla nuova release del

Basic Culture Simulator 1.1
(Colti in cinque minuti!)

Prima di partire coi contributi (ringrazio tutti e mi scuso per i tagli), vi chiedo un’altra cortesia: se incontrate qualcuno che fa uso inconsapevole del Simulator, segnalatemelo!
Stasera ho trovato Antonio Di Pietro. Ma si può fare di meglio. Per esempio, ho sentito dire che i Marlene Kuntz di recente hanno citato la leggerezza di Calvino… esistono riscontri?

Archimede: inventore greco che facendo il bagno ha scoperto che un corpo immerso in liquido riceve una spinta eguale al contraria al suo peso... Prepararsi per la contestazione: "perchè una nave affonda se si riempie di acqua?"...."ma perchè è fatta di un materiale che a contatto con l'acqua perde peso!" ....per stupire tutti, ricordarsi che ha inventato anche gli specchi ustori per abbronzarsi. Eh, non ci sono più gli inventori di una volta, che sapevano far di tutto. Noi siamo molto più ignoranti di loro… (Apicella)

Beethoven, Ludwig: compositore dell'ottocento, se sia stato classico o romantico non lo sapeva nemmeno lui. Citare se possibile la "furia" e il "titanismo". Per un affondo finale alla Cyrano chiudere la combinazione "titanismo" + "michelangiolesco". Noto per aver scritto mari e monti da sordo. C'è chi sostiene che si fece il nipotino, ma il nipotino non ha sporto denuncia. Comunque buttare lì il dubbio sfoggia entrature particolari. (Effedipi)

Cartesio, Renato: era mezzo filosofo e mezzo matematico...non so di dove era, però i francesi ce lo vogliono rubare, anche se ha un tipico nome italiano (loro lo traducono con Descartes). Citare:
1) "Cogito, ergo sum", che vuol dire che se non uno pensa, non vale niente;
2) gli assi cartesiani
3) Via Paolo Fabbri 43 di Guccini: in fondo mi sono simpatici,
da quando ho incontrato Descartes,
ma pensa se le canzonette me le recensisse
Ronald Barthes.
...prepararsi per la domanda su Roland Barthes (vedi sotto)

Barthes, Ronald: famoso critico musicale francese che non voleva recensire le canzoni di Guccini, che ci restava male e si arrabbiava con Bertoncelli. (Apicella).

Einstein, Albert: Fisico tedesco, ebreo. Visse gli anni della gioventu' in Italia, poiche' il padre aveva una fabbrica di lampadine a Pavia. Anche lui come noi non era bravo in matematica. Ha inventato la teoria della relatività, molto complessa, che si può spiegare così: "10 minuti seduti sulla sedia del dentista passano piú lentamente di un'ora con la tua ragazza”.
Nei salotti a prevalenza femminile, accennare con garbo al fatto che i calcoli glieli faceva la moglie bulgara, e che lui la picchiava.
(un po’ Delio, un po’ Marcello, un po’ no).

Euclide: matematico greco, ha inventato la geometria con i quadrati...per fare vedere di saperne, citare sempre le "geometrie non euclidee", che vanno davvero forte..."siete ancora lì con le rette e i piani"?? (Apicella)

Gödel: inventore dell’omonimo teorema: "guarda che ti sei appena contraddetto" "ma che c'entra, gödel ha dimostrato che non esiste la verità assoluta". (Delio)

Hegel, Friedrich: filosofo tedesco vissuto fra il 700 e l'800, uno con le idee molto chiare, ma che amava scrivere in modo molto difficile. Pochissimi capivano quello che scriveva e per non passare male dicevano che era bravo.
I maligni però sostengono che il suo successo derivi dalla disinvolta capacità di cambiare idea. Rivoluzionario ai tempi della rivoluzione francese, Napoleonico ai tempi di Napoleone, conservatore dopo il congresso di Vienna.
Se fosse vivo oggi probabilmente sarebbe direttore di un quotidiano e conduttore tv. (Franco)

Hobbes, Thomas: diceva che l'uomo è fondamentalmente cattivo (quindi c'è bisogno dello Stato sennò gli uomini si scannano tra loro), Rousseau invece sosteneva che l'uomo è fondamentalmente buono (lo Stato non serve a un cazzo). (Bramiero Pinna)

Kerouac, Jack : Citabilissimo con 40/50enni con i jeans che si fanno le canne, fa molto figo. Basta farfugliare On the Road e Beat Generation con aria sognante da Isola di White. Nel caso il 50enne vi importunasse con la sfilza di concerti a cui ha assistito, vi è sufficiente dire che in fondo il finale di Easy Rider era l'unico possibile... e poi darvela a gambe! (Luca)

la teoria del caos: "ebbè, si sa, quando una farfalla sbatte le ali in brasile si scatena una tempesta in giappone". (Delio)

la legge dei grandi numeri: da quel che ho capito, significa che quando una cosa non è mai successa, ci sono molte probabilità che succeda presto. E per ora basta così. Ha suonato il citofono, e magari è Carla Bruni.
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Fate colpo in società con il…
Leonardo’s Basic Culture Simulator!

Se lavorate dalle sei alle otto ore al giorno (e non dite di più, cazzeggiatori dissimulati che non siete altro), se passate un’ora nel traffico urbano e un’altra oretta e mezza nel traffico telematico, a evadere posta elettronica e leggere blog sempre interessantissimi, come questo; se appartenete a quella bolsa schiera di persone che non riescono a fare a meno di dormire almeno sei ore su 24; se mangiate, bevete, evacuate con la medesima banale regolarità; se avete una famiglia che gradirebbe in qualche modo interagire con voi nelle restanti ore del giorno (tacendo degli amici, della tv, dei concerti e di quando forse vale la pena di restare fermi a fissare il soffitto), la domanda sorge spontanea: che tempo vi resta per farvi una cultura?
Una cultura seria, dico, mica i fumetti.

“Adesso che ci penso hai proprio ragione, è da tanto che non leggo un libro, e l’ultimo era una scemenza pompata dal tale ufficio stampa, ma quando in società si parla di Dostoevskij mi faccio piccolo piccolo”.

Beh, non temere, amico utente! Sono qua per aiutarti col mio nuovo trendissimo progetto! Il Leonardo’s Simulatore di Cultura di Base 1.0!
Come si usa? Facile. Tu impari a memoria la frase e non devi più leggere nulla dello specifico autore. Lo so che sembra assurdo, ma ti garantisco che funziona! Io lo sperimento da anni, e la gente mi porta rispetto. Provalo! È gratis!

Calvino, Italo: scrittore del Novecento. Ha scritto da qualche parte che bisogna essere leggeri, sempre molto leggeri. Ogni volta che qualcuno tira fuori la parola “leggerezza”, voi rubategli le parole di bocca ribadendo immediatamente: “Eh, sì, la leggerezza di Calvino”. La discussione si avvierà rapidamente alla conclusione.
(Calvino è uno degli scrittori italiani più complessi e pesanti, ma questo non occorre saperlo).

Pasolini, Pierpaolo: gay del Novecento. Quando i poliziotti menavano i sessantottini, lui stava coi poliziotti, perché erano veri proletari. Citarlo il giorno prima e il giorno dopo di qualsiasi scontro di piazza.
(Poi un giorno qualcuno, probabilmente più vicino a un poliziotto che a un sessantottino, gli passò e ripassò sopra con una macchina, ma questo non occore saperlo).

Brecht Bertolt: chi dice un comunista, chi un rapinatore, comunque del Novecento. Di lui bisogna saper recitare: “il vero ladro non è chi rompe una banca, ma chi la fonda”. È una frase che ti dà un tono, specie se ti trovano con una spranga davanti a un bancomat. Ha detto anche che, se tutti i posti sono occupati, bisogna sedersi dalla parte del torto. Cosa volesse dire non lo so, ma intanto accomodiamoci.

Manzoni, Alessandro: scrittore che si studia a scuola, quindi l’avete studiato anche voi, fa nulla se non vi ricordate il finale, tanto si sapeva fin dall’inizio che quei due si sposano. Cattolico, noioso, superato. La Divina Provvidenza, figurati. Una volta, al dipartimento d’Italianistica, una tipa mi disse che forse era gay.

Leopardi, Giacomo: poeta che si studia a scuola, di solito in quinta superiore a novembre (e le statistiche sui suicidi degli adolescenti levitano). Gobbo che viveva a Recanati e odiava tutti, tranne le donzellette già morte. Ha scritto poesie immortali sull’infelicità, però, diciamocelo, in quanto gobbo gli venivano facili.

Baudelaire, Charles: poeta dell’Ottocento. Eh, chissà che roba che si fumava. Ha scritto… ha scritto… ha scritto delle poesie indimenticabili, come per esempio… per esempio… il Battello Ebbro, non era suo? Ah, era di Rimbaud? Vabbè, tanto più o meno si fumavano la stessa roba.

Schopenhauer, Arthur: filosofo dell’Ottocento. Insegnava nelle stesse ore di Hegel per fargli dispetto. Diceva che tutto è vanità. Ai banchetti si abbuffava e tesseva le lodi del suicidio. Buttò una vecchietta giù dalle scale.

Wittgenstein, Ludwig: filosofo del Novecento. Ha scritto: “di quello che non si può parlare bisogna tacere”: è una frase che può venire molto utile, specie dopo le due del mattino. Picchiava i bambini.

Dostoevskij, Fëdor: scrittore dell’Ottocento. Nei suoi romanzi ci si interroga sul cos’è il Bene, così il Male, e se esista Dio: problemi che potevano venire in mente solo a un vecchio russo pazzo come lui. Forse ha s t u p r a t o dei bambini, ma non è sicuro.

Heidegger, Martin: filosofo del Novecento, uno dei più importanti. Ecco, io, se devo essere onesto, non ho mai capito assolutamente di cosa parlasse, e nelle conversazioni mi sono più di una volta rifugiato nel luogo comune: “Heidegger, ah, sì, quel nazista di merda”. Ma sotto sotto mi vergognavo. Poi, finalmente, domenica scorsa ho trovato sulla Repubblica un pezzo di Gianni Vattimo (pag. 35), e mi ci sono buttato con impegno:

La filosofia di Heidegger è una filosofia dell’emancipazione attraverso la riduzione del peso dell’essente a favore dell’essere. La frase di Sein und Zeit: “Essere, non ente, si dà nella misura in cui c’è verità; e verità c’è solo in quanto c’è l’esserci”, va letta, alla luce di tutta l’opera heideggeriana e anche dell’ermeneutica che si è sviluppata da lui, come un “imperativo” più che un indicativo. Dal resto non si può pensare che Heidegger voglia mai comunque “descrivere” o enunciare una qualche verità su come l’essere, le cose, l’esserci, è: giacché non ha mai creduto alla corrispondenza e dunque alla filosofia come descrizione dell’essere o del reale…

Heidegger dunque, beh…
Che nazista di merda
.

(volete collaborare alla prossima release del Leonardo’s Simulatore di Cultura di Base?: scrivete!)
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Sono passati quasi due mesi da quando (2 febbraio) ho iniziato a porre la questione (banale solo in apparenza): perché sulle montagne fa più freddo?
Ho raccolto diverse risposte, alcune fuorvianti, altre ingegnose, tutte vagamente surreali. Il bello è che tra tutte c'è anche quella giusta, e credo di averla trovata. Ma non la dirò… temo il ridicolo.

Sulle montagne fa più freddo perché:

Sono più lontane dal centro della terra (dove fa caldo… o fa più freddo?).
Sono più lontane dalla crosta terrestre (in realtà le montagne fanno parte della crosta terrestre).
Sono più lontane dagli strati bassi dell'atmosfera (mica tutte).
Sono più alte dello strato dell'ozono (sicuro?).
Sono più vicine allo spazio.
Sono più lontane dal mare.
Trattengono i venti.
Lasciano passare i venti.
Trattengono il ghiaccio (ma chi ce l'ha portato là sopra?)
Trattengono le nuvole.
La pressione atmosferica è più bassa.
L'aria è meno densa e disperde il calore.
La loro forma convessa non trattiene il calore.
C'è meno ossigeno, che trattiene il calore.
C'è meno vegetazione (ma perché?)
C'è più umidità
C'è meno umidità
Ci sono più rocce.
Sono a nord.


Il mio campione statistico non è assolutamente rappresentativo. Ma è interessante notare come gli interrogati non siano affatto digiuni di nozioni scientifiche: lo strato dell'ozono, la pressione atmosferica, la crosta terrestre e l'ossigeno come conduttori di calore, ecc.. Il problema è saper organizzare queste nozioni secondo un principio di causa ed effetto. Le montagne sono fredde a causa dei ghiacciai, o i ghiacciai sono causati dal freddo delle montagne?
Forse è sbagliato voler istituire cause ed effetti. O voler stabilire una causa sola per un effetto solo. Pochissimi comunque davano per scontato di sapere il perché. I più procedono per tentativi.
L'inchiesta continua. (In attesa di un fine settimana col bel tempo).
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